Accetta ciò che è – e trova la pace
Viviamo in un clima sociale che ci spinge costantemente ad un miglioramento, alla crescita, all’efficienza. Molte persone tra di noi vivono con il motto “tutto è possibile” o “niente è impossibile”, altre invece si sentono oppresse dalle troppe richieste.
Da un lato pare che abbiamo disimparato ad affrontare momenti difficili, limiti o emozioni negative, dall’altro lato siamo portati istintivamente a sbarazzarci dalle difficoltà. Ma pretendere sempre il meglio dalla vita è completamente irreale e voler lenire il disagio, o combatterlo a tutti i costi crea spesso un circolo vizioso, una battaglia tra l’altro che non possiamo vincere senza un forte abuso di energie.
Non dobbiamo per forza amare la situazione di adesso, ma possiamo imparare ad accettarla – così com’è. Senza abbellirla e senza criticarla. Esperienze negative e dolorose comportano automaticamente una reazione negativa, ma invece di sentirci vittime con la sensazione di sopravvivere malamente, possiamo arricchirci da situazioni critiche attraverso l’osservazione attenta della realtà, accettandola per così com’è.
Cos’è la realtà? Un flusso di sensazioni ed esperienze che vengono classificate piacevoli o spiacevoli. Se l’esperienza è negativa, automaticamente andiamo in posizione di rifiuto o di battaglia: vogliamo che le cose siano diverse, piacevoli appunto. Se l’esperienza è positiva, desideriamo, vogliamo e ci aspettiamo che non cambi, che sia sempre così o che torni presto a essere così, perché ci fa sentire bene. Entrambe le esperienze ci intrappolano.
Abbiamo desideri, sogni, piani da realizzare, invece poi accade qualcosa che rallenta o blocca tutti i nostri programmi. Non appena le cose non si sviluppano come vorremmo, iniziamo a covare avversione. Ci arrabbiamo, ci spaventiamo o cominciamo ad avere dubbi se stiamo facendo le cose nel modo corretto. Ci lamentiamo… In altre parole lottiamo con la realtà.
Molto più utile invece è imparare ad accettare l’inevitabile, che significa in altre parole collaborare con quello che si presenta in questo momento. Significa anche che possiamo scoprire di non essere disponibili ad accettare le cose come sono, ma se comprendiamo che l’universo non si adatta a noi, ma semmai è il contrario, capiamo meglio cosa ci sta capitando. A questo punto siamo anche in grado di "usare" l’evento spiacevole e imparare da esso, invece di perdere tempo ad accusare noi stessi o il mondo.
Di fronte a eventi spiacevoli la nostra prima e spontanea reazione è naturalmente una sorta di ribellione, perché in un modo o nell’altro abbiamo catalogato il mondo in bello e brutto, accettabile e non accettabile, ma appena impariamo ad accettare, scegliamo di svegliarci da un sogno ad occhi aperti.

Non si tratta di rassegnazione né di rinuncia alla lotta che è invece subordinata a una visione chiara della realtà. Accettando situazioni, pensieri ed emozioni negative queste non cambiano automaticamente o spariscono, quello che cambia invece è l’atteggiamento verso la realtà stessa perché non saremo più trasportati in direzione di una reazione automatica e reattiva ma ci viene restituito il potere di scelta che ci fa vedere altre, nuove soluzioni.
Possiamo capire molto meglio i nostri dubbi e le nostre paure, la fonte dell’ansia e del dispiacere. Restare in osservazione dell’esperienza così com’è senza giudicarla, richiede pratica e pazienza, apertura e disponibilità ad abbandonare atteggiamenti di lamentela per sostituirli con capacità osservativa. In cambio si sviluppa in noi un nuovo equilibrio.
In questo senso la tecnica dell’accettazione aumenta l’ottimismo, perché offre una visione chiara della realtà e di conseguenza una sensazione di maggiore calma, rilassatezza, e fiducia in se stessi.
Come afferma un detto indiano, puoi tappezzare il mondo di tappeti per non ferirti dalle spina, ma è più facile procurarsi un paio di scarpe. Procurarsi un paio di scarpe significa accorgersi che la nostra mente è capace di accogliere tutto se siamo disponibili a lasciare che la rabbia sia rabbia e il dolore sia dolore. Si tratta di percepirli e di ricordarci che la vita si manifesta anche in questa veste, dove ogni cosa va e viene con un ritmo proprio. Affinando l’attenzione apprendiamo che a volte c’è paura e chiusura, a volte leggerezza e gioia.
Dotarsi di questo modello particolare di “scarpe” necessita un po’ di tempo e addestramento ma se restiamo costanti e aperti alla semplice osservazione degli eventi, anche e soprattutto a eventi dolorosi, impariamo ad affrontare la realtà in modo più funzionale. La presenza mentale ci insegna cosa si cela davvero dietro e nostre reazioni istintive, e che cosa invece può veramente renderci felici.
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Sigrid
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